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La serena inquietudine del territorio - Esposizione a San Donà di Piave



“La serena inquietudine del territorio”

Ricognizioni sul paesaggio veneto
San Donà 6/21 novembre 2021
A cura di Giovanni Cecchinato ed Alessandro Angeli
Organizzazione a cura di Culturaincorso e dell'Amministrazione della Città di San Donà di Piave (VE).

“La serena inquietudine del territorio” è un gruppo di fotografi, scrittori, architetti, giornalisti, critici, editori, che si propone di ricercare fotograficamente le “serene inquietudini “ del territorio veneto, tramite un laboratorio virtuale che si trova su FB. L’obiettivo di queste analisi non è polemico o retorico, tanto quanto spunto per una più ampia riflessione sulle evoluzioni dei luoghi che viviamo e tenta di indurre a dei ragionamenti costruttivi in questa regione che sta attuando una veloce metamorfosi da un attitudine rurale e contadina ad una più industrial/commerciale purtroppo non sempre pianificata e a volte vittima di speculazioni.
Ed anche se tale obiettivo di gruppo non dovesse essere raggiunto, noi pensiamo che i lavori eseguiti, potranno essere di documento e di ricordo per momenti futuri.

In questa esposizione, anticipatrice del numero 1 della rivista (e modificata come intenti del progetto iniziato con il numero pilota 0) i lavori proposti non sono più solo attenti al paesaggio modificato dall’uomo ma vi si inserisce l’analisi antropologica stessa, o del paesaggio sociale, come nuovo metodo di racconto.
Una diversificazione ed una ricerca che ci permette di raggruppare stili e tecniche diverse in un unico contesto, permettendo di valorizzare l’obiettivo di questo gruppo che segue i pensieri tradizionali delle scuole di riferimento nell’indagine dei paesaggi, ma accetta e supporta nuove forme di visione più consone ai tempi che viviamo.



La serena inquietudine del territorio - San Donà di Piave - Inaugurazione del 6 novembre 2021
F. Morassutto, M. Fogarolo, A. Angeli, G. Cecchinato, F. Finotto, Ass. Chiara Polita, G. Rado, G. Meneghetti, C. Chiapponi, P. Montagner, E. Bozzi


Una veloce sinossi dei progetti che sono stati esposti anticipatori del LSIDT #01

Giancarlo Rado
con “Centro Sociale Django” ci illustra un progetto sviluppato in un tempo molto ampio. Un esempio di un riutilizzo virtuoso di luoghi abbandonati all’interno della città di Treviso. Come vengono re-inventati e come sono ri-abitati.

Sara Pellizzer
Con “Gente di Fiume” tende a comprendere se esiste e quale è la relazione tra le persone che vivono o trascorrono parte del loro tempo lungo le rive del fiume e il ruolo contemporaneo che invece, ad oggi, svolge il Piave, un ruolo fortemente diversificato dai tempi della guerra, forse scomparso e che a causa delle problematiche relative alla sua salvaguardia, lo portano ad essere succube del suo tempo presente.



Samantha Banetta
Il progetto “Scuola Covid” si propone di indagare gli effetti sociologici della pandemia da Covid-19 su di un gruppo di studenti della scuola superiore della provincia veneziana nel periodo di transizione tra la didattica a distanza e il graduale rientro in aula in presenza.

Graziella Pagotto
Tramite il progetto complesso “Fitodepurazione” la Pagotto indaga e studia le modalità alternative di depurazione tramite le piante acquatiche. Un esempio virtuoso di depurazione che nel progetto totale vede storia , impianti ed un erbario (qui esposto parzialmente) a corredo del lavoro.



Paola Montagner
Con il progetto “My-Loc” Paola Montagner usa i mezzi di visione tramite satellite messi a disposizione da Google, per estrarne porzioni di suolo e adattarle ad una visione formale ed estetizzante. Esempio di uso delle tecniche post-fotografiche, che seppur non prodotte direttamente dall’autore, vengono manipolate e reinterpretate parlando comunque del territorio.

Fabio Morassutto
Con un estratto di due lavori differenti, studia ed interpreta i risvolti di una città che convive con l’acqua, come Venezia, estraendole dall’immaginario collettivo e fornendo delle visioni personali.

Marco Vedana
Tedesco con radici venete, nei suoi ritorni in regione, vede e rivede i luoghi montani di origine, estraendone criticità e bellezza, unendo le due visioni e creando sempre delle immagini di poetica bellezza ma anche creatrici di riflessioni.



Eliana Bozzi
Con il progetto “Derma” indaga la vita dell’isola di Pellestrina, avvicinando persone e cose. Tracciando una mappa del luogo, non nel senso ampio e letterale del termine, ma trovandone un microcosmo interno e facendo diventare tutto pelle.

Carlo Chiapponi
Con il progetto “Acque Risorgive” ci porta una visione riunita in dittici verticali, che rivelano nuove prospettive e nuove interpretazioni, nel cammino che queste acque fanno tra le sorgenti e la foce. Costrette da limiti cementizi ed infrastrutture di sfruttamento energetico. Passando dallo stato cristallino, via a via quello più torbido.

Giorgio Meneghetti
Con il progetto “Acque interne” anch’egli adopera il dittico come elemento di misurazione del tempo. Esaminando i corsi d’acqua interni della città di Padova, ne estrae il passare delle ore, assieme a tutti i riaffioramenti che mano a mano rendono questi limiti anfibi e sempre mutevoli.



Francesco Finotto
Con “Idrovore - Viaggio in bonifica” ci illustra e rappresenta i manufatti delle idrovore presenti nella Venezia Orientale, che rappresentano vita e sopravvivenza delle terre interne, strumento indispensabile alla continuità delle colture e della vita quotidiana.

Marco Fogarolo
Con “L’incompiuta” percorre il tragitto mai completato dell’idrovia Padova-Venezia, fermandosi. In luoghi dove l’incompleto è evidente e convive con il quotidiano, esempio classico di serena inquietudine.



Tutti questi progetti saranno maggiormente visibile assieme ad altri nel prossimo numero de “LSIDT” acquistabile nel sito web che porterà lo stesso nome.



Tutti i testi e le foto sono protette da copyright.
E' vietato ogni utilizzo o riproduzione anche parziale non espressamente autorizzato dall'autore.
Giovanni Cecchinato Fotografo - All rights reserved - © 2021




Lo sguardo e l'ombelico V ediz. 2021

Lo sguardo e l'ombelico V ediz. 2021

5^ edizione 2020
Tornare a ri-vedere


Centro Culturale Candiani - Mestre





“Affinché ogni modernità sia degna di diventare antichità, è necessario che la bellezza misteriosa che la vita umana vi mette involontariamente ne sia estratta”. C. Baudelaire ( da “Il pittore della vita moderna”)

Così cominciavo la presentazione della 4^ edizione della nostra manifestazione di incontri sulla fotografia, nei primi mesi del 2020.
Quello che non pensavamo accadesse, la perdita della socialità, la paralisi economica, un lockdown, è avvenuto.
Il tutto a causa di un evento pandemico di portata mondiale che tutti , purtroppo, conosciamo.
E ci siamo fermati.
In questo momento di timida ripresa, in una società in risveglio ma con molti timori e nuove problematiche sociale attive, questa manifestazione, prova a riprendere le fila del discorso iniziato nel 2020 e ci ridà una speranza di ritrovo per parlare di fotografia e della sua cultura, tema che ci è molto caro.
A quasi due anni di distanza (pochi mesi ci mancherebbero), riproviamo a ritrovarci e a dialogare con i grandi interpreti della fotografia italiana contemporanea.
Il tema degli incontri sarà collegato agli intenti della quarta edizione, dunque continuato e ripreso.
Nell'immagine di presentazione (gentilmente concessa da Anna di Prospero) ci ritroviamo tutto il senso di questo tempo.
Con gli occhi coperti e speranzosi di vedere qualsiasi forma di bellezza ci sia stata (temporaneamente) nascosta, pronti a rivedere dopo un attesa.
Poco importa che non abbiamo potuto vedere attorno a noi e godere del mondo per qualche lasso di tempo.
Adesso è il momento di riaprire lo sguardo e di nutrirci di quello che di bello e formativo la fotografia può regalarci.
Vi aspetto al Centro Culturale Candiani.

G. Cecchinato

9 Ottobre 2021 - William Guerrieri - Ore 17:30 - Corpi e macchine al lavoro - introduce Dionisio Gavagnin
16 ottobre 2021 - Gianantonio Battistella - Ore 17:30 - Il volo del falchetto - introduce Stefano Munarin
30 Ottobre 2021 - Paolo Ranzani - Ore 17:30 - Professione Fotografo - introduce Giovanni Cecchinato
13 Novembre 2021 - Anna Di Prospero - Ore 17:30 - La ricerca dell'io negli spazi che abitiamo - introduce Monica Mazzolini
20 novembre 2021 - Marco Introini - Ore 17:30 - Dal disegno alla fotografia - introduce Christian Mattarollo


Sponsor della manifestazione Photomarket Video



09/10/21 ore 17:30
William Guerrieri - Corpi e macchine al lavoro
Introduce l’incontro Dionisio Gavagnin


William Guerrieri (1952, Reggio Emilia). Vive a Modena. Fotografo e curatore è stato ideatore con Paolo Costantini e Guido Guidi del progetto d’indagine territoriale Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea con sede a Rubiera, Reggio Emilia, di cui è attualmente coordinatore.
Ha curato per Linea di Confine numerose mostre e pubblicazioni fra le quali Via Emilia. Fotografie, luoghi e non luoghi 1 e 2, (Linea di Confine 1999/2000); la mostra e la pubblicazione Luoghi come paesaggi. Fotografia e committenza pubblica in Europa negli anni Novanta, (Linea di Confune, 2000). Ha inoltre curato con T. Serena, l’indagine in progress e la collana “Linea veloce Bologna-Milano” (Linea di Confine, Rubiera, 2003/2010), con F. Fabiani la mostra al MAXXI di Roma, TAV. Bologna - Milano, 2013; con A. Frongia la mostra tenuta all’Ospitale di Rubiera e la pubblicazione Red Desert Now! L’eredità di Antonioni nella fotografia italiana contemporanea, (Linea di Confine, 2017).
Ha pubblicato i saggi Photography Observation as Awareness of Place, in Photographic observation a tool for landscape policies (Ministere de l’Ecologie, de l’Energie, du Developpement durable, 2009); Attualità del documentario in Luogo e identità nella fotografia italiana contemporanea, a cura di R. Valtorta (Einaudi, 2013); Commissionig, photograpy and the crisis of territorial political rapresentation, in European photography commissions and the landscape, a cura di F. Gierstberg (ICO-Fundation, 2019).
Come fotografo ha pubblicato le monografie Oggi nessun può dirsi neutrale (Ar/Ge Kunst Edizioni, Bolzano, 1998); Zona 16 (Open Space, Milano, 1999); Where It was (Linea di Confine, 2006); Il Villaggio (Linea di Confine, 2009), The Dairy. Images for the italian countryside (Linea di Confine/ Koenig Books, 2015), New Lands (Linea di Confine, 2017), Bodies of work (Linea di Confine, 2018).




26/10/21 ore 17:30
Gianantonio Battistella - Il volo del falchetto
Introduce l’incontro Stefano Munarin


Treviso 1957, architetto, si dedica particolarmente a ricerche e studi sulla rappresentazione dell’architettura, del paesaggio e sulla sperimentazione del linguaggio fotografico.
Docente titolare di Linguaggi e Tecnica della Fotografia al Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Multimediali dell’Università di Udine dal 1998 al 2008 e collaboratore del prof. Italo Zannier presso l’Istituto Universitario dell’Architettura di Venezia nel corso di Storia e tecnica della fotografia e presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nel corso di Storia della fotografia dal 1983 al 1998.
Ha collaborato con il Dipartimento di Storia dell’Architettura del I.U.A.V., a numerose ricerche sulla fotografia italiana del XIX sec., fra le quali: Gli archivi fotografici come memoria dell’architettura eseguendo delle verifiche a campione delle vedute storiche definite Il processo del rifotografare; Gli archivi fotografici della Bibliotèque Nationale di Parigi e di altre biblioteche pubbliche, relativamente alla fotografia veneta del 19° sec.
Direttore Scientifico dell’Archivio Storico Fotografico della Provincia di Treviso (FAST) per il riordino dell’archiviazione e catalogazione dei materiali fotografici storici e contemporanei (2003 – 2004).
Dal 1991 al 2004 collabora con il “Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia” di Spilimbergo, prima come docente nei corsi “Cultura della Fotografia” e poi come Direttore Scientifico dei corsi F.S.E. di “Operatore culturale in fotografia e risorse elettroniche”.
Nel 2014 ha organizzato e tenuto, presso il C.R.A.F. di Spilimbergo, il corso “Progetto e Fotografia - contributo all’uso consapevole dell’immagine fotografica nella prassi professionale” per la Formazione Professionale Continua (15 cfp) dell’Ordine degli Ingegneri e Architetti della Provincia di Pordenone.
Ha portato a termine nel 2013, una lunga collaborazione con l’Archivio Storico della Procuratoria di San Marco di Venezia per la riorganizzazione del Fondo Fotografico Ongania sulla Basilica di San Marco.
Nel 2019, sempre su incarico della Procuratoria di San Marco, ha portato a termine il riordino, la digitalizzazione e restauro digitale dell’archivio fotografico storico dei restauri della Basilica di San Marco, costituito da oltre 4300 negativi in vetro databili dalla fine dell’800 ai primi decenni del ‘900.
Dal 2004 al 2006 ha collaborato con il Centro Internazionale Studi Architettura Andrea Palladio di Vicenza nell’ambito del progetto Fototeca Carlo Scarpa con la realizzazione di una campagna fotografica sulle architetture scarpiane e, successivamente, realizza nel 2013, la campagna fotografica per il volume
L’immagine del Veneto – Un progetto di documentazione delle eccellenze architettoniche della regione del Palladio – L’età romana e tardoantica.
Nel 2015 ha realizzato la rassegna Fotografia e Contemporaneità, nel programma di Friuli Venezia Giulia Fotografia 2015, in qualità di curatore della mostra e del catalogo e nel 2016-2017 cura il programma delle mostre sulla fotografia contemporanea alla Galleria SP3 di Treviso.
Ha partecipato a numerosi progetti di rilievo fotografico del territorio pubblicando i suoi lavori in numerosi libri, cataloghi e riviste, fra i quali: Enciclopedia di urbanistica, Franco Angeli, Milano 1984; Disegni e Industria della Marca (a cura di M. Brusatin) S.I.T., Treviso 1985; G. Cristinelli, Cannaregio, Officina, Roma 1987; Città murate del Veneto (a cura di S. Bortolami), Pizzi, Milano 1988; Documenti di architettura rurale della Marca Trevigiana, Acelum, Asolo 1989; Il paesaggio costruito della Valsana (a cura di M. Brusatin), Acelum, Asolo 1989; I. Zannier, Architettura e fotografia, Laterza, Bari 1991; Fotologia, Alinari, Firenze (dal 1985 al 2003); Coltelli a Maniago, un racconto per immagini, Città di Maniago, Maniago 2006; Carlo Scarpa: Atlante delle architetture, Marsilio-Regione Veneto, Venezia 2006; Il furore delle immagini, Marsilio, Venezia 2010; Storia dell'architettura nel Veneto. L’età romana e tardoantica, Marsilio-Regione Veneto, Venezia 2013.
Ha partecipato a numerose rassegne di fotografia e arte contemporanea, fra le quali: La sperimentazione fotografica in Italia 1930-80 (1983), Viaggio in Italia (1984), L’insistenza dello sguardo-Fotografie italiane 1839-1989 (1989), Archivio dello Spazio (1991-93-96), Carlo Scarpa nella fotografia (2004); Biennale di Venezia, Padiglione Italia (2011 e 2013).
Sue fotografie sono conservate in collezioni pubbliche e private, nazionali ed internazionali fra le quali: Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia (Spilimbergo, UD); Museo della Fotografia Contemporanea (Milano), Canadian Centre for Architecture (CCA), Montreal.
Nel 1993 gli viene conferito il premio Color Photography Awards al Photographic Resource Center, Boston University. Nel 1996 gli viene conferito il premio Friuli- Venezia Giulia Fotografia.
Alcune sue fotografie sono state esposte al Metropolitan Museum of Art di New York a corollario della mostra Venetian Glass by Carlo Scarpa (nov. 2013 - mar. 2014).




30/10/21 ore 17:30
Paolo Ranzani - Professione Fotografo


Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell'Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la RM Moda e design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005), “Go 4 it/ Universiadi 2007”.
Ha curato l'immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante ...
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d'Artista” a Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005), “Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Scrive di fotografia per vari magazine in collaborazione fissa per CineSudFotoMagazine “Ap/Punti di vista” e “Storie di Fotografia”




13/11/21 ore 17:30
Anna Di Prospero - Una ricerca dell’io negli spazi che abitiamo
Introduce Monica Mazzolini


Anna di Prospero nasce a Roma nel 1987.

Ha studiato fotografia presso l’Istituto Europeo di Design a Roma e presso la School of Visual Arts di New York.

La sua ricerca fotografica si caratterizza per il segno introspettivo con cui esplora la quotidianità e il rapporto tra uomo e spazio. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e Stati Uniti, tra cui Les Rencontres D’Arles, Month of Photography Los Angeles, La Triennale di Milano e il Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Tra i suoi riconoscimenti il Sony World Photography nella categoria Portraiture, il People Photographer of the Year degli International Photography Awards e il Discovery of the Year dei Lucie Awards 2011.




20/11/21 ore 17:30
Marco Introini - Dal disegno alla fotografia
Introduce Christian Mattarollo


Laureato in architettura presso il Politecnico di Milano.
Fotografo documentarista di paesaggio e architettura, è docente di Tecniche della rappresentazione dello spazio presso il Politecnico di Milano e di Fotografia dell’architettura presso la scuola di fotografia Bauer. Inserito nei venti fotografi di architettura protagonisti degli ultimi dieci anni da Letizia Gagliardi in La Misura dello Spazio (Contrasto 2010). Nel 2015 ha documentato l’architettura dal dopoguerra ad oggi in Lombardia per la Regione e MIBACT, viene invitato da OIGO (Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere) alla campagna fotografica sulla Calabria, The Third Island. Il progetto Milano Illuminista, viene selezionato dal Fondo Malerba per la Fotografia. Nel 2016 ha esposto Ritratti di Monumenti al Museo d’Arte Moderna MAGA; partecipa alla XXI Triennale con Warm Modernity_Indian Paradigm (curato da Maddalena d’Alfonso) che, con omonimo libro, ha vinto il RedDot Award 2016. Nel 2018 è stato impegnato nei progetti: Mantova, architetture dal XII secolo al XX secolo (Politecnico di Milano);Ormea: segni del paesaggio per il progetto Nasagonado Art Project, e con Francesco Radino Gli scali ferroviari di Milano per la Fondazione AEM. Nel 2019 è stato invitato alla residenza d’artista Bocs Art Cosenza e nello stesso anno è stato invitato ha realizzare un progetto fotografico sulle Repubbliche marinare per la biennale di Architettura di Pisa curata da Alfonso Femia.
Le sue opere sono conservate alla Fondazione MAXXI, CSAC, Museo MAGA, Fondazione AEM.





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La serena inquietudine del territorio - numero zero

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Le ragioni ed i propositi del progetto de
“La serena inquietudine del territorio”



Paesaggio
Porzione di territorio considerata
dal punto di vista prospettico o descrittivo,
per lo più con un senso affettivo cui può
più o meno associarsi anche un’esigenza
di ordine artistico ed estetico(1)



Era il 2008 quando, riflettendo sulla trasformazione della mia città e della mia regione, mi venne in mente questo ossimoro, quello relativo ad una ‘serena inquietudine’. Una sorta di maschera, che pervade il luogo che abito. Che si vorrebbe essere fatto a misura d’uomo, abitabile, ergonomico, studiato a priori. Che invece risulta essere costruito per strati, a posteriori, con vari impedimenti e poco razionale. Ma si vive, per forza, facendo ‘buon viso a cattivo gioco’. Così, a quel tempo, pensai di avviare un progetto di indagine fotografica sul territorio veneziano che tentasse di restituire quella sensazione.
Questa idea si arrestò poco dopo, per via della sua trasformazione in quello che sarebbe diventato poi “Evolutio Visio - Mestre 2015” un progetto specifico sulla città di Mestre che andava a confrontarsi con il lavoro di Gabriele Basilico, da lui effettuato 15 anni prima sul territorio mestrino. Lavoro esposto in più occasioni ed in più parti d’Italia, che aveva come fulcro una visione della città di Mestre che si poteva considerare come ‘città media’ e, di conseguenza, archetipo di molte altre realtà urbane. Città che si era evoluta, città che si era cristallizzata.
Ripresi quell’ossimoro e divenne una realtà quando, nel 2016, decisi di creare una pagina sul social Facebook con quel titolo, che mi auguravo riunisse autori che, sposando questa visione, sviluppassero nuove indagini, allargandone il campo a tutto il Veneto. Non avrei mai sperato in tanta partecipazione e interesse, avvenuti con il totale entusiasmo da parte di tutti i partecipanti a questo progetto.
Vista poi la quantità di materiale prodotto dai singoli autori, in quest’anno di reclusioni casalinghe dovute alla pandemia ho pensato che ci si potesse avvicinare al concetto di “patronato ideologico”(2) mirando a uno sviluppo tangibile del materiale migliore postato sulla pagina e, vista la mancanza di due dei tre soggetti principali necessari ad indagini similari, cioè una committenza pubblica ed il soggetto mediatore, mi sembrava fosse una buona idea quella di sviluppare con tutte queste fotografie una rivista cartacea, non più indagine personale ma di ricerca di gruppo, autoprodotta ed autogestita.
Oggi qui, tutti assieme, prendiamo in mano il risultato finale di quell’idea iniziale, cercando di abbozzare quella “iconografia dell’incerto”(3) che nella sua multiforme estensione ed eterogeneità assume una rilevanza rispetto alla visione di ogni singolo autore. Una mappatura di ‘luoghi minori e non’, di una parte delle province venete (purtroppo non tutte) che in questa fase ‘pilota’ tenta di indagare non solo la poetica ma anche la malasorte degli spazi urbani e rurali, dove la destinazione ad una ‘lettura’ a posteriori potrebbe diventare utile per chi effettivamente può (e dovrebbe) darne una soluzione.
Mi auguro che possa esserci in futuro l’opportunità di continuare ad indagare e riflettere sulla nostra regione (definita così solo in termini ‘di territorio’ e di progetto, e senza nessuna visione campanilistica). Regione che, come molte altre, ‘inquietamente’ continua a sopravvivere sotto una sorta di ‘serena’ superficiale normalità.
E alla fine di tutto questo progetto (lo spero vivamente) potrebbe accadere che “saremo riusciti a capire quello che stavamo cercando solo dopo averlo trovato”.(4)
In conclusione, e osservando il risultato finale di questo numero “0” (per cui, ripeto, assolutamente ‘pilota’), mi rendo conto che un impianto fotografico cosi eterogeneo e diverso, per stili ed espressione, non debba assolutamente intendersi come definitivo o esaustivo, ma mi auguro sia prodromico a pubblicazioni successive con obiettivi specifici, e che diventi uno strumento utile a interpretare i luoghi che in questo piccolo spazio temporale ci sono stati dati (‘concessi’) da vivere, ricordando il pensiero che Luigi Ghirri fece a riguardo dell’ambiente, che già negli anni ’70/’80 mutava, ed era già “un disastro visivo colossale”, quindi, oggi, con il nostro esame fotografico, proveremo ad apportare a tutto ciò una ‘critica’ in maniera dialettica e non come facendone un ‘assunto’.(5)



Il magazine è acquistabile qui sulla piattaforma di Blurb


Note
(1) Dionisio Gavagnin, Fini & Confini - Dal Paesaggio al Territorio, dal catalogo dell’omonima mostra al MuPa;
(2) William Guerrieri, La fotografia come pratica culturale, p. 209, da PhotoPaysage, ed. Quodlibet;
(3) Malvina Borgherini, Sul mostrare, p. 57, da PhotoPaysage, ed. Quodlibet;
(4) Jo Nesbø, L’uomo di neve, cit. da Stefano Munarin in Territorio, urbanistica, fotografia: una piccola storia tra autobiografia e vicende collettive, da PhotoPaysage, ed. Quodlibet;
(5) Luigi Ghirri, Lezioni di fotografia, p. 54, ed. Quodlibet.

Identificazione di un paesaggio

Identificazione di un paesaggio
Venezia - Marghera
Fotografia e trasformazioni nella città contemporanea
Un ragionamento sull’importanza della “New Topography” nel territorio Veneto.






Paesaggio - Porzione di territorio considerata dal punto di vista prospettico o descrittivo, per lo più con un senso affettivo cui può più o meno associarsi anche un esigenza di ordine artistico ed estetico (1)


Un tema a cui mi sento particolarmente legato, fotograficamente, è quello della descrizione e della mutazione dei paesaggi contemporanei tramite quello stile che normalmente, tra gli addetti, è definito come “New Topography”.
Un tema ed un metodo importante sopratutto nel caso della nostra regione, il Veneto.
Nella descrizione lessicale del termine paesaggio, che ha trovato non poche difficoltà ad essere inclusa nei dizionari (se ne riconosce il termine alla fine del ‘700 nella lingua francese, poi, solo dopo molto tempo, a mano a mano ha preso corpo anche in altri idiomi) deve essere sottintesa anche la sua rappresentazione più ampia che è quella di “territorio”, per la quale invece, non ci sono dubbi, rappresenti un termine molto diffuso fin dall’antichità poiché legato alla definizione precisa di confini, possedimenti, proprietà.

In fotografia il paesaggio è un soggetto molto indagato. Proprio per questa sua peculiarità può assumere un aspetto molto soggettivo, in virtù del fatto che si adatta all’occhio di chi lo guarda.

Lo sapeva benissimo il rimpianto Paolo Costantini, curatore di mostre iconiche, rimaste nella mente di molti appassionati di fotografia. Egli aveva ben presente l’importanza del paesaggio veneto quando negli anni 2000 ideò, creò, organizzò, un esposizione che diventò una pietra miliare nella difficile e controversa indagine che è quella sul tessuto produttivo nel polo industriale di Marghera.

Egli riunì un gruppo di fotografi, che senza sorta di errore in merito, rappresentavano la crema della “New topography” mondiale.
Fotografi nei quali si riconoscevano le tensioni di un modo di intendere la fotografia che rifiutava di fare solo proposte formali od ornamentali (2) .
Fotografi del calibro di L. Baltz, F. Golke, J. Gossage. A. Hutte, S. Shore (solo per citarne alcuni) che potevano rappresentare al meglio l’inquietudine di una fotografia che rifletteva su di sé stessa, non trovandosi in pace con l’ambiente che esplora.
In questa esposizione, storica, di cui il catalogo (in foto) rappresenta una sorta di manuale esemplificativo di quella che possiamo dire una “fotografia di paesaggio” alla quale aggiungerei “moderno, contemporaneo ed industriale” è fonte di continuo ripensamento e confronto per me.
Uno dei molti scrigni dove contenere i saperi e sul quale confrontarsi quando si tratta di parlare del paesaggio Veneto, di cui Marghera con la sue industrie rappresenta uno spaccato molto importante.

Lo so che, normalmente, il rimando alla mostra di Rochester del 1975 “New Topographics: Photographs of a Man-altered Landscape” è un po’ il “Sacro Graal” di questo tipo di attenzione verso i cambiamenti del paesaggio contemporaneo (ricordando che a suo tempo, l’esposizione fu ampiamente ed aspramente criticata). Ma nonostante la sua iconicità, alla quale seguirà anche qui in Italia un altro progetto molto importante come quello di Luigi Ghirri “Viaggio in Italia”, la mostra “Identificazione di un paesaggio” è, a mio parere, importantissima poiché si rivolge a questa parte di territorio Veneto che abitualmente guardiamo con sufficienza e del quale viviamo quotidianamente le forme, non occupandoci più delle sue problematiche insite.

Infatti all’interno del catalogo, in un lungo saggio, Paolo Costantini ci rimanda a dei suoi ragionamenti relativi al lascito di quest’esposizione che, adesso, a 20 anni di distanza possiamo considerare anticipatori di “una frattura storica” (3) della fotografia con le problematiche del paesaggio moderno.

All’interno del catalogo troviamo le analisi fotografiche che Lewis Baltz, John Davies, Jean Louis Garnell, John Gossage, Frank Gohlke, Anthony Hernandez, Axel Hutte, Geoffrey James, Richard Pare, Toshio Shibata, Stephen Shore, fecero nel distretto industriale di Marghera.
Ognuno con il proprio occhio, ognuno alla ricerca del proprio paesaggio.
Indagini molto differenti tra di loro, che portano alla luce paesaggi soggettivi che di colpo diventano tematiche "in sospeso" assieme alle responsabilità irrisolte dei poteri economici e politici.
Ognuno di loro aveva assunto l’intento di portare alla luce l’inquietudine e le dissonanze di un distretto che già 20 anni fa' cedeva il passo al cambio dei tempi e lentamente moriva, lasciando dietro di sé, problematiche relative a bonifiche ed abbandoni, fatiscenze e degrado, necessità di riconversione.

Ecco che al centro del ragionamento, la fotografia, quella parte di fotografia che (ereditando il nome dalla mostra americana del ’75) definiamo come “New Topography”, ci aiuta e diventa “utile”. Utile a ricordare, utile ad analizzare, utile a produrre delle domande ed a trovare (se possibile, se ne esistono delle volontà) delle soluzioni, oppure diventare, se non si sono verificate le condizioni precedenti, almeno (o forse sopratutto) un “documento”.

Tutto questo enorme progetto di esame, sul quale mi ritrovo a ritornare periodicamente, non solo indica un metodo culturale, metaforico e sociale, necessario di una rilettura continua nel tempo, ma anche un parametro di base per i fotografi che affrontano il tema del paesaggio.
Ultima considerazione è quella sull’importanza del mezzo fotografico e della necessaria cultura che lo dovrebbe sostenere, permettendo cosi alla effimera definizione che di solito facciamo della “fotografia”, in generale collegata alle parola “emozione”, di essere sostituita ad un significato di “sostanza” e di “utilità” anche per chi in futuro si rivolgerà ad essa.
Fortunatamente, oggi, riusciamo ad identificare la bontà di quei presupposti e possiamo dire che la fotografia può essere un media che fornisce strumenti per capire le modificazioni dei territori e dei paesaggi, siano essi quelli “interiori” o quelli esterni, dunque appartenenti a tutti noi, in cui tutti dobbiamo sentirci direttamente corresponsabili della loro trasformazione sia in meglio che in peggio. Si potrebbe dire in conclusione che in questo approccio alla fotografia “l’estetica deve essere , in qualche modo, sottomessa alla dimensione morale” (cit. Vincenzo Castella) (4).



(1) Dionisio Gavagnin - Fini & Confini - Dal Paesaggio al Territorio, dal Catalogo dell’omonima mostra al MuPa di Torre d Mosto (VE)
(2) Identificazione di un paesaggio - Paolo Costantini p.12 - Ed. Silvana editoriale
(3) Identificazione di un paesaggio - Paolo Costantini p.14 - Ed. Silvana editoriale
(4) Roberta Valtorta - In cerca dei luoghi (non si trattava solo di paesaggio) - saggio della stessa in Luogo ed identità nella fotografia italiana contemporanea - p.76 - Ed. Einaudi




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La Serena Inquietudine del Territorio - Il progetto, il gruppo

La Serena Inquietudine del Territorio

Un idea, una rivista, un intento utile nella fotografia.




Era il 2008 quando, riflettendo sulla continua trasformazione della mia città, Mestre, mi venne in mente questo ossimoro, quello relativo ad una "serena inquietudine” del vivibile. Una sorta di maschera, che pervade il luogo che abito. Luogo, che si vorrebbe essere fatto a misura d'uomo, abitabile, ergonomico, studiato a priori. Che risulta essere invece costruito per strati, a posteriori, con vari impedimenti e poco razionale. Ma che “si vive”, nel bene e nel male. Facendo buon viso a cattivo gioco.

Ovunque guardassi, lo stato "inquieto" del costruito e dei territori periferici e centrali era evidente, ma restava "placidamente e serenamente" visibile senza remore e intenti di miglioramento da parte di chi doveva preoccuparsene; fosse esso un soggetto pubblico o quanto meno privato.



Sheila Bernard - Torbe Masiere, Sospirolo (BL)



Quell'ossimoro divenne un'idea concreta nel 2016 quando decisi di creare una pagina sul social Facebook, che riunisse “fotografi autori” che, mi auguravo, interpretassero questa visione allargando il campo a tutto il Veneto. Non pensavo davvero, in tanta partecipazione e interesse, più di un centinaio di richieste pervenute per entrare nel gruppo.

La pagina Facebook “La Serena Inquietudine del Territorio” raggruppa alla data odierna 66 fotografi e non, di varie estrazioni, che contribuiscono in maniera continuativa alla creazione di uno zoccolo duro di immagini che ci permetteranno di corredare, assieme a dei testi, una futura rivista.



Arcangelo Piai - Conegliano (TV)


A fine anno, saremo in gruppo a raccontare il lavoro che si sta progettando in questi mesi, cercheremo di portare una riflessione sui nostri luoghi, della nostra regione che "inquietamente" continuano a sopravvivere sotto una sorta di "serena" superficiale normalità, all’interno di questa probabile rivista, auto-pubblicata, ma che sarà disponibile al pubblico.

La progettualità che accomuna tutti quanti noi spero che ci permetterà di esaminare, analiticamente in alcuni, emotivamente in altri, i luoghi che abitiamo e così questa “visione collettiva” (speriamo ancora) diventi uno strumento per tentare di evidenziare le zone d’ombra o i luoghi che ci fanno pensare, senza tendere alla spettacolarizzazione di qualcosa, ma invece semplicemente esporre, più fedelmente possibile, per essere di aiuto, per stimolare un miglioramento.

Mi auguro che questo "Nr. 0" sia il capostipite e che diventi uno strumento utile a “guardare con più interesse e partecipazione” i luoghi della regione che abitiamo e altresì ringrazio Alessandro Angeli che mi coadiuva in quest'avventura e tutti gli autori che mi accompagnano in maniera così partecipe.



Edoardo Cuzzolin - Monselice (PD)




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AAngeli_3.jpgGRado_3.jpgGMeneghetti_4.jpgSBonaldo_3.jpgMVedana.jpgMMarotto_3.jpgTGarbasso_4.jpgFMorassutto_4.jpgCPiccoli_1.jpgCChiapponi_3.jpgABarbini_1.jpgGPagotto2.jpgSPellizzer_2.jpgALovison.jpgCChiapponi_.jpgFFinotto.jpgGABattistella.jpgSBanetta_3.jpgTGarbasso_5.jpgPPozzobon_01.jpgSBattaglia_01.jpgAAngeli_02.jpgSBattaglia_02.jpg

Lo Sguardo e l'Ombelico Edizione 2019


"Lo Sguardo e l’Ombelico"

3^ Edizione 26 gennaio - 23 marzo 2019

L’altra metà della mela?



L'incontro di apertura del 2017 con il prof. Riccardo Caldura e Fulvio Bortolozzo



“Fotografia” (s.f.) Procedimento che, mediante processi chimico-fisici, permette di ottenere, servendosi di un apposito apparecchio (macchina fotografica), l’immagine di persone, oggetti, strutture, situazioni. (Cit. Voc. Treccani)
Quindi, la “fotografia” come risultato del processo, nel rivelare il suo contenuto materiale, non ha sicuramente nessun ruolo di genere.
Essa ci mostra in maniera neutra, fisica, quello che un processo meccanico ha generato.
Sia stato esso di origine chimica o digitale.
Ma nei nostri occhi che guardano quel contenuto e lo dichiarano di conseguenza “immagine”, si innesca un meccanismo, che nei i più attenti si chiama “lettura”.
Tale “lettura” può essere raffinata o superficiale, dipende dal grado di cultura del “lettore” stesso, dalla sua esperienza in merito, dalla sua sensibilità verso quell’”immagine”.
Sopratutto dall’educazione del suo sguardo.
Ma esiste un termine per cui all’interno di quella “lettura” si possa distinguere se l’autore di quell’”immagine”sia stato un uomo od una donna?
C’è chi sostiene indiscutibilmente di si, chi invece lo nega altrettanto energicamente.
Quanto può essere diversa, allora, la fotografia fatta da una donna da quella fatta da un uomo?
Esiste uno sguardo prettamente femminile ed uno maschile?
Uno più portato alla poesia , all’emozione ed uno più tecnico e neutro?
Ma alla fine, può essere utile differenziarlo o meno?
E’ un tema interessante, e ricco di risvolti che andremo a sviluppare, indagare, insieme alle fotografe ospiti e la loro esperienza diretta.
Dunque in questa edizione, tutta al femminile, ascolteremo nomi di spicco della fotografia italiana, sia professionale che artistica che ci parleranno della loro esperienza in merito e della loro visione di donne nella fotografia in questo terzo millennio.


26 gennaio 2019 - Paola De Pietri

09 febbraio 2019 - Silvia Camporesi

23 febbraio 2019 - Marina Alessi

09 marzo 2019 - Allegra Martin e Benedetta Falugi

23 marzo 2019 - Maria Vittoria Backhaus



Tutti gli incontri sono gratuiti e si terranno al Centro Culturale Candiani di Mestre con inizio alle ore 18:00.

Organizzazione e cura degli incontri è come per le edizioni passate, un mio piccolo onere ed un grande orgoglio.


1^ ed. Febbraio 2017 Incontro con Efrem Raimondi



1^ ed. Marzo 2017 incontro con Settimio Benedusi



2^ ed. Febbraio 2018 incontro con Luca Panaro



La manifestazione è patrocinata dall'Assessorato alla Cultura di Venezia e CNA Veneto.

Sponsor Photomarket Video - Mestre


A questo indirizzo si possono rivedere i video delle passate edizioni.


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IpoTetico Diario #07 - Liquido Confine II

Liquido Confine II
12/09/17

Questo progetto fotografico dovrebbe essere collegato a dei ragionamenti sull'evoluzione della metereologia terrestre, ai cambiamenti climatici in atto ma il discorso diventerebbe enorme.
Perché è difficile raccontare con le immagini, ciò che accade sulle nostre coste durante l'autunno e l'inverno.
Siamo tutti collegati al fatto che il mare e la spiaggia siano delle cose legate unicamente all'estate.
Sole e abbronzatura.
Poi ce ne dimentichiamo.
Nella sola costa di Bibione nel 2016 si sono stanziati 3 milioni di euro per la gestione degli arenili.
La Regione Veneto ha investito due milioni di euro, nell'unico progetto "REDUNE" partito nel 2017.
E sono "solo" una parte dei progetti aperti.
Ogni anno si investe per cercare di recuperare il litorale che il mare ha portato via, durante l'inverno.
Poi mentre noi, ce ne stiamo negli uffici a lavorare, al riparo nelle calde case d'inverno.
Li...
si contende, in una guerra senza fine, il dominio del mare sulla terra.
Che sale e vince,
che scende e porta via, come un predone affamato.
In una labile definizione di un confine che non è mai demarcato.
Si muove in continuazione secondo la sua furia temporanea.
E non c'è niente che si possa fare.





Oscilla il fronte
del duello cortese;
insita è l’arma di terra
e di mare nel corpo
loro gettato l’uno
sull’altro, si lotta,
opposti dal giorno
che Dio separò.

A noi che banchettiamo,
sulle coste sognatori,
e beviamo gli sguardi
rosseggianti di vele
e di tramonti, duole
l’arretrare d’arenili
e, lontana, l’eco di crolli.
Altrove di falesie
si nutre l’erosione,
ma remote nascono isole.






Jesolo Marina
01 febbraio 2014
Mareggiata di Scirocco con +125 di acqua alta a Venezia.
Raffiche attorno ai 40 nodi.










Liquido Confine è un progetto di documentazione fotografica della Costa Nord-Adriatica iniziato nel 2012, trovi uno stralcio a questo link



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Poesia di Carlo Tosetti - All rights reserved - © 2017
Testo iniziale e foto di Giovanni Cecchinato Fotografo - All rights reserved - © 2017




IpoTetico Diario #06 - L'onda e la ragione

L'onda e la ragione
Liquido Confine I
07/09/17

Un evento dedicato al mare, alla poesia, alla fotografia.
Ecco come ho conosciuto Carlo, poeta, Tosetti.
Un amica comune ci ha messo in relazione per vedere se dalle mie foto del litorale nord-adriatico, potessero sorgere dei versi.
Un mio progetto aperto dal 2011.
Lo ho chiamato “Liquido Confine”.
Cerca di fermare alcuni momenti durante le mareggiate che investono il litorale veneto.
Si può parlare di erosione e cattiva gestione dell’ambiente costiero.
Volendo.
Non so.
Non ne sono deputato certo io.
Io fotografo.
E mi sembra sia utile documentare.
E’ un lavoro lungo.
Ma chi mi conosce sa che è pane per i miei denti.
Non pensavo però potesse suscitare una riflessione poetica.
Carlo mi ha sorpreso.
Assieme abbiamo deciso di pubblicare alcune sue ispirazioni.
Se piacciono bene.
Altrimenti …
ciao, tutto come prima.





Il periglio sta chino,
è dietro, carponi,
al fronte dell’onda
e non solo attende
l’orzare audace,
il vincere creste che spumano:
si prende le merci,
issate le reti il pescato.

La sussistenza,
che portano a riva
l’oniriche barche,
sbilenche, stanche,
è tutta concessa.
Si gonfiano reti,
perché la tempesta
e i marosi altrove
inghiottono vita.




Foce del Sile - Jesolo
01 febbraio 2014
Mareggiata di scirocco con +125 di acqua alta a Venezia.
Raffiche attorno ai 40 nodi.








Liquido Confine è un progetto di documentazione fotografica della Costa Nord-Adriatica iniziato nel 2012, trovi uno stralcio a questo link




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Poesia di Carlo Tosetti - All rights reserved - © 2017
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La fotografia del territorio e Insta-Mestre





Ciao a tutti,
inizio oggi questa rubrica, che si occuperà di fotografia, non per quella che può essere una considerazione generale o di massa, ma visto che devo cercare di parlarne io, per quella che è la mia ventennale esperienza professionale e la mia continua e mai finita (mai finirà), curiosità culturale e passione per questo ambiente. Mi scuso in anticipo però, per la mia, forse non precisa, maniera di scrivere.

Comincerò questo primo articolo, parlando di un progetto a me caro, poiché riguarda la nostra città, Mestre.
Risulta anche abbastanza adeguato con il tema del gruppo “Mestre Mia”, visto che nel tempo ho avuto modo di sviluppare più di un progetto di analisi fotografica sul territorio urbano della città che assieme viviamo.

Parto parlandovi di un mio grandissimo interesse che nacque dalla visione delle fotografie di un grande maestro quale era Gabriele Basilico nel 2001, proprio su di Mestre, che mi stupì profondamente poiché mi consegnava una visione della nostra città molto precisa e analitica.
Quel lavoro ha evidenziato degli aspetti peculiari di Mestre nel 2001, magari più “banali” all’occhio del suo abitante, ma proprio perché “non giudicati importanti” di conseguenza ”non osservati” riemergevano prepotenti nelle foto di Gabriele Basilico e poichè “visti” reclamavano giustizia ed interesse.

Ecco che nel corso degli anni una maggiore consapevolezza visiva e tecnica, ed il ricordo di quell’esposizione, mi ha fatto approcciare e delineare un progetto che mi ha permesso di documentare la nostra città non solo per come la sento io ma per come può essere rilevante ma, penso, “utile” documentarla.



Però prima di parlare di ciò, vi inoltro su alcuni minimi dettagli storici che rappresentano l’origine di questo tipo di fotografia, chiamata “Fotografia di territorio” o come usano definirla oltreoceano “New Topographics - A man altered landscape” (il nome prende origine da una grande mostra a proposito della mutazione dei territori americani dal dopoguerra in poi, fatta negli anni ’70).
Infatti, se pensiamo allo sviluppo industriale del secolo scorso ed il suo successivo passaggio al post-industrale, pensiamo anche alle estreme conseguenze patite dal secolare processo della natura che diventava così schiavo di una progressiva artificializzazione del mondo e dei suoi paesaggi.
A differenza dei secoli passati il processo romantico (tipico del ‘700 e ’800) tra il “paesaggio costruito” ed il “paesaggio naturale”, è lentamente sparito lasciando lo scettro a dei mutamenti radicali nel segno del caos.

Necessitava e diventava vitale in quegli anni, documentarlo con il mezzo più immediato ed utile, la fotografia.

Ecco che allora, anche in Italia la “fotografia di territorio” che ben accetta dunque l’idea della “New Topographics”, ha cominciato ad occuparsi di descrivere le mutazioni dei paesaggi e le metamorfosi che hanno portato gli stessi ad evolversi da grandi spazi agresti a spazi urbanizzati.
Nasce e si aggrega in quel periodo un nucleo di capiscuola che hanno fatto della loro visione dei territori, un tratto distintivo in un crescente mare di immagini fotografiche.
Parlo di Luigi Ghirri, Arturo Quintavalle, Mimmo Jodice, Gabriele Basilico, William Guerrieri, Guido Guidi, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Vincenzo Castella, Francesco Radino, e molti, molti altri, magari poco conosciuti al grande pubblico, ma che diventeranno importantissimi ai giorni nostri per i lavori fotografici eseguiti in quegli anni.

Questi grandi “prelevatori di immagini” che si apponevano ai colleghi americani, (ricordo solo i miei prediletti quali Stephen Shore, Lewis Baltz ed Walker Evans senza però dimenticare la scuola europea di Dusseldorf con i coniugi Becher) hanno creato un Atlante di un’Italia in fase sia di espansione urbana che di modifica stravolgente dei suoi paesaggi.
Nel contempo hanno documentato tutti i risvolti positivi e negativi di questa metamorfosi, con linguaggi fotografici che spesso sfioravano la poesia, come nel caso di Luigi Ghirri.
Partendo dalla visione di Italia del dopoguerra in pieno sviluppo economico, per arrivare ai giorni nostri.
Ne parla molto Roberta Valtorta in un suo bellissimo libro che si chiama “Luogo ed Identità nella fotografia italiana contemporanea” per cui rimando gli interessati a questo volume di rara precisione, dedicato sicuramente ad un lettore competente.

Perché vi parlo di ciò? Perché quando parliamo di “fotografia di un territorio”, dobbiamo partire da dei presupposti ben precisi, che non sono il semplice fotografare qualcosa, ma il relazionarsi con il nostro “sguardo verso la città”, con il nostro luogo, e razionalizzare la nostra visione al fine di creare il nostro racconto dei posti, così come suggerito e concretizzato da tutta la fascia dei fotografi della “New Topographics” .
Cercando di capirne i tratti distintivi con attenzione e pazienza, e basandoci sulla “sua storia”.
Gabriele Basilico usava dire che bisognava avere uno “sguardo lento”, io aggiungo (ma non sono il solo) che bisogna avere uno “sguardo progettuale e acculturato”, inteso a raccontare non la parte “fenomenale” ma bensì la parte più “anonima” e “quotidiana” dei luoghi per raccontare al meglio la “medietà” del vivere moderno.
Non tramite il “guardare di più” ma il “guardare meglio”.
Non a caso le periferie e gli aggregati cementizi rappresentano al meglio le “città medie” dove abitiamo.
E dopo tutto, Mestre rappresenta l’archetipo della “città media” del tri-veneto.



Passati i tempi della “fotografia emozionale” o della “fotografia dell’attimo” (escluso il “reportage fotografico” nel senso più stretto del termine) , perchè oramai inflazionati e ridondanti nel bacino di deposito delle immagini che troviamo nel web, la “fotografia documentaria del territorio” rimane un importante tema nel descrivere i tempi ma sopratutto i luoghi dove l’umanità vive.
Rendendo così possibile una analisi dell’evoluzione abitativa e della necessità di aggregarsi comunemente accordata nel condividere spazi e luoghi.

Ora passo però ai miei diretti risultati.
Con questi presupposti nel 2011 mi sono approcciato a descrivere il mio territorio, la mia città, cercando prima di tutto di avere bene in testa un metodo ed una visione complessiva di tutto il lavoro che avrei fatto, e dopo quattro anni, nel 2015, sono riuscito a concretizzare “Evolutio Visio - Sulle orme di Gabriele Basilico - Mestre 2015”.
Ma questo progetto ha subito ben tre ripensamenti nel corso di questo periodo e un esempio precedente ad Evolutio Visio (che ne è la concreta risultanza) è visionabile qui



“Insta-Mestre” voleva essere una seconda visione (dopo un primo progetto che non ha dato una sufficiente soddisfazione) , fatta usando Instagram, della Mestre che percorrevo e guardavo quotidianamente usando un mezzo sempre disponibile, quale il telefono, ma il risultato finale, per quanto interessante, era deficitario di un esame critico ed asettico del visibile.
Ero sicuramente inteso (o succube) ad una parte emotiva, e forse molto “low-fi”, il tutto dovuto al mezzo di ripresa.
Era inteso, ad esempio, ad un maggior dettaglio dei luoghi ripresi. Dettaglio che sarebbe poi sparito in “Evolutio Visio” per dare spazio ai volumi abitativi nel senso più ampio.
Inoltre il senso di “non -luogo” emergerà di più nella fase di “Evolutio Visio” che in “Insta-Mestre”.
Infatti nell’ultima fase la mancanza voluta dell’elemento umano rende ancora di più straniante ed “in attesa” le parti della città riprese, quasi ad indurre ad una voglia di “essere abitate” o ad una sensazione di “eterna attesa”.

La prossima volta ve ne parlerò meglio.
Spero di non avervi annoiato e, scusatemi se non sono stato sufficientemente chiaro, i vostri commenti in merito saranno graditi.




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Intervista per ProntoPro

Intervista per ProntoPro
10 dic 2016

E' sempre con piacere che quando mi si chiede di parlare o di rispondere a delle domande sulla fotografia, accetto volentieri. Ancor di più se si vuole parlare della "Professione" del fotografo, che in quesi anni è completamente travisata, (ma mi accorgo al pari di tanti altri lavori sul territorio nazionale) ..

Allego qui il link dove dare una letta all'articolo.

Intervista per ProntoPro

Ciao a tutti!!

"The Sky over Nine Columns" - Heinz Mack - Biennale Architettura 2014 di Venezia all'Isola di San Giorgio -
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