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Mementos of happiness, Uma Kinoshita

date » 02-11-2023

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tags » uma, kinoshita, mementos, happiness, libri, arte, fotografia, book, photography, artist, japan, washi, okuma-machi, fukushima,

UMA KINOSHITA
“Mementos of happiness”




Arrivato - finalmente - dopo molto tempo dal suo ordine, un libro davvero pregevole e, non di meno, molto interessante.

Appena arrivato, non vedevo l’ora di poterlo aprire e leggere , ma ho preferito fotografarlo per gustarmi con calma la sua scoperta e raccontarvi alcune sue peculiarità che supponevo prima e di cui poi, ne ho avuto conferma.



Prima di tutto l’autrice, Uma Kinoshita (www.umakinoshita.com) è una fotografa e scrittrice giapponese che produce i suoi libri in tirature limitatissime (questo fa parte di una serie di 5) fabbricati interamente seguendo un suo metodo artigianale molto raffinato e laborioso.

Carte, contenitori, stampa, tutto proviene da un lavoro manuale e certosino. “Mementos of happiness” è un’ indagine fotografica in un luogo ormai disabitato e impossibile da visitare, e ringrazio Uma di aver potuto arrivarci (anche rischiando, e poi capirete il perchè) e darcene una sua visione.

Come una Pryp”jat’ orientale, la cittadina di Okuma-machi nella prefettura di Fukushima è stata evacuata dopo lo tsunami del 2011, che provocò danni ingenti alla vicina centrale nucleare ed un disastro ecologico ancora attivo ai giorni nostri di cui si parla pochissimo. Ora è una città fantasma, vietata alle persone, ed accessibile solo con speciali permessi, poiché il livello delle radiazioni risulta ancora dannoso per la salute umana. A distanza di anni, però, le autorità dichiarano che in alcune parti della città è possibile riabitare, ma a quanto pare la sfiducia e la paura in merito è ancora tanta. Solo circa 400 persone sulle oltre 11.500 hanno chiesto di riavere la proprietà delle loro vecchie case abbandonate dal da quel fatidico pomeriggio del l’11 marzo 2011.

Le fotografie raccolte in più di anno da Uma, tramite la sua fotocamera ci raccontano, comunque, di un luogo che fu. Ci raccontano di un “c’era una volta” ed ora non più, ecco (forse) un raccordo con il titolo che non è citazione alla facile nostalgia o all’immagine retorica, ma tuttalpiù al latino “memento” più simbolico nel definire il “ricorda” e noi dobbiamo ricordarcene.

Usi e costumi ci parlano a distanza di anni, di come i bambini giocavano, (stavano giocando) di come si viveva, (stavano vivendo) della quiete che lentamente scorreva in questa cittadina, di vecchi nelle case di riposo, di case abitate con cura ed attenzione, prima di una evacuazione imposta e repentina nel pomeriggio di quell’11 marzo.




La delicatezza delle immagini e la loro resa sul supporto Kamikawasaki washi, carta di millenaria produzione in Giappone ancora prodotta artigianalmente. sono oniriche ed evocative.

Una ricerca documentale ma romantica che si ciba della maniera orientale di interpretare i paesaggi ed i luoghi di quella città, anche se “man-altered”. Come delle illustrazioni di Hokusai, e non a caso, come le grandi onde (ricordando Kanagawa) a duecento anni di distanza. Come se fossero reinterpretate tramite la fotografia ed una nuova narrazione.

Idea, progetto, realizzazione, artigianalità e passione, mi confermano la bontà di una fotografia “utile e pensata”. Non succube di una spasmodica ricerca del “famolo strano” in voga nel nostro mondo.

Lo scatto compulsivo, l’uso degli automatismi cellularoidi-droidi dominati dalla IA, risultano distanti da questo lavoro e dai lavori di Uma, a confermarmi, anche se non vi è bisogno, di un metodo fotografico ancora vivo se si hanno idee e condizioni giuste per fotografare.





Alla fine cado sempre li, quando vedo lavori validi.
Sulla competenza effettiva dell’autore, e non quella dichiarata dai social in cui vengono elevati a “ruoli non loro” dei semplici "fotografanti" (detto alla Italo Zannier) che si fregiano di competenze a loro invece sconosciute.

Vi consiglio di seguire Uma nei suoi lavori, nel suo sito e in facebook, mi pare non vi sia un profilo instagram (almeno io non sono riuscito e reperirlo).

A presto, con altre piccole disquisizioni sulla fotografia, quella di cui vale la pena parlare.






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