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Les Rencontres d'Arles 2019

Les Rencontres d'Arles 2019
50^ anni di successi del festival di fotografia più conosciuto in Europa



Quando Lucien Clergue (morto nel 2014) invitò nel 1974 Ansel Adams a questa piccola manifestazione fotografica, non poteva prevedere il successo a catena che si sarebbe creato. Insieme a Michel Tournier (morto nel 2016) e Jean-Maurice Rouquette, che ci ha lasciato quest’anno, formarono un gruppo capace di convergere l’attenzione mondiale dell’attività fotografica verso questa piccola città camarguese famosa precedentemente solo per il soggiorno del pittore Vincent Van Gogh.

Questo cinquantenario segna un momento di riflessione, svolta ed innovazione in questa rassegna. Lo stuolo di curatori di altissimo livello e l’organizzazione competente al massimo nel campo fotografico ha voluto rompere dei cliché ed avviarsi verso una rassegna i cui i nomi conosciuti mondialmente fossero assenti, ma altrettanti artisti di talento indiscusso e sicuramente di riferimento per il domani fossero invece i protagonisti.

Quando ho guardato per la prima volta il programma, confesso di non aver riconosciuto nessuno degli autori che venivano presentati. Con un po di sospetto ho cominciato ad avviarmi presso le esposizioni nei posti principali di centro città.
Posso assicurarvi , che subito dopo, una specie di sottile euforia ha preso il sopravvento e la voglia di esplorare tutti i restanti spazi mi ha assalito.

Spiccano tra tutte le mostre di Evangelia Kranioti “The living, the dead and those at sea”, Philippe Chancel “Datazone”, Mohamed Bourissa “Free Trade”, Mario del Corto “Vegetal Umanity, as the garden unfurls”, Cristian Lutz “Eldorado” e l’installazione di The Anonymous Project “The House”.
Progetti nuovi, realmente collegati al presente, citativi, ma allo stesso tempo capaci di scatenare pensieri, dubbi sul futuro, sulla nostra esistenza attuale e sulle diverse modalità di intraprendere i nostri percorsi di vita.



Evangelia KRANIOTI, greca, filmmaker e fotografa, ha esplorato i bordi delle esistenze e dei destini individuali tra cargo, marinai e prostitute, nel carnevale di Rio de Janeiro, nel Libano, in Africa e per finire nella necropoli del Cairo, usando una fotografia staged di altissimo livello che evocava a tratti Philip Lorca di Corcia.




Philip CHANCEL, in un lavoro durato 15 anni, ha esplorato le aree più sensibili del mondo per studiare e documentare i sintomi più evidenti del nostro declino, e mostrandoci in maniera inequivocabile i segni del prossimo, possibile, disastro.




Se Chancel si muove definendo zone geografiche sensibili, Mohamed BOURISSA esplora in maniera multimediale il libero scambio di merci. Evidenziando i ricchi “compratori”, coloro che “producono merce” nelle parti povere del mondo, ed i “disoccupati”, esercito invisibile che emerge solo se si sta usando un applicazione sul proprio smartphone. La mostra è stata allestita, non a caso, all'interno del MONOPRIX, un supermercato alla periferia di Arles.






Spettacolare l’installazione del lavoro di ANONYMOUS PROJECT, che seguendo i dettami dell’era post-fotografica, recupera immagini di autori anonimi per ricreare ambienti e sensazioni della vita degli anni ’50 e ’60. Momenti in cui si pensava ad un futuro prospero e felice, non di certo distopico come quello che stiamo vivendo.



Se queste opere, perché non posso chiamarle differentemente, mi hanno affascinato e colpito, le restanti hanno comunque avviato processi di pensiero, confronto e curiosità. Il numero delle mostre è sicuramente elevato e la settimana a disposizione non ha potuto permettere di vedere tutto, ma solo la parte principale de “Les Rencontres”.

Assieme alle esposizioni principali, dopo la Stazione, nello spazio Ground Control, i premi “Louis Roeder per le gallerie emergenti” ci ha introdotto a 10 selezioni di altissimo livello con giovani e sconosciuti autori che hanno presentato progetti personali, sociali, di indagine di qualità davvero superiore. Fra tutti il lavoro di Shinji Nagabe “Banana Republic” e JJ Levine “Family”.

Una retrospettiva sui 50 anni passati del festival ha creato la giusta connessione con il presente, unica pecca che nello spazio della chiesa “des trinitaires” (ma non solo in quello) il caldo era insopportabile. Pochi condizionatori e qualche ventilatore in molti spazi hanno sacrificato le visite e nei giorni più caldi, reso la visione di alcune mostre veramente impegnativa.





Nello spazio Mistral dedicato agli editori, non di meno allestito in un piazzale assolato, la permanenza è stata impegnativa ma nonostante tutto, vista la presenza di amici, vecchi e nuovi ci siamo trattenuti li per un bel po', con piacere. Possiamo dire che siamo stati fortunati ad avere un chiosco che spillava birra fresca molto vicino. Ritengo che come servizio di emergenza avrebbe dovuto essere più diffuso, noi ne abbiamo usufruito parecchio. Sia mai, per questioni di prevenzione della salute personale.

Una applicazione da scaricare gratuitamente nel telefono ci teneva costantemente informati degli eventi, le call, le conferenze, e gli eventi serali nei vari spazi della città.
Alla fine le considerazioni finali al rientro sono state più che positive, assieme agli spazi che prevedevano un recupero di progetti fotografici del '900 come quello sulle invenzioni, a volte molto bislacche, questa nuova ventata di aria fresca (solo fotografica) ci ha rinfrancato e caricato.
Se non fosse che nell’hotel dove ho soggiornato, non andava il condizionatore per 4 notti su 5, tutto sarebbe stato da catalogare come ottimo.
Ma come si sà non tutto fila sempre liscio.
Mi accontento ben volentieri.


Qui troverete il sito ufficiale del festival



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Giovanni Cecchinato Fotografo - All rights reserved - © 2019

Les Rencontres de la photographie, Arles

date » 07-09-2016 22:03

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tags » Arles, Rencontres, Fotografia, Mostre, Incontri, Storie,

47ˆ Edizione - Settimana di apertura dal 4 al 10 luglio 2016
Dopo circa 8 ore di guida, arrivo ad Arles, una cittadina appena al di sopra di Marsiglia, posizionata a Nord solo a pochi chilometri dalla foce del Rodano. Arles è il più grande comune della Francia, con un territorio superiore a quello di Parigi. I monumenti più importanti, però, sono a pochi passi l'uno dell'altro, nel centro storico di questa bella cittadina che vivacchia placida sulle sponde del Rodano. Ha un passato glorioso, di cui conserva l'Arena e il Teatro Romano, a cui bisogna aggiungere il portale e il chiostro della Chiesa di St. Trophime, tutti entrati a far parte del Patrimonio mondiale dell'Umanità tutelato dall'Unesco. Arles è punto di passaggio obbligato durante una visita in Provenza, soprattutto per chi vuole visitare la Camargue.

Quando arrivo il cielo è terso e spira sempre una brezza da nordovest che rinfresca la calura e la rende secca. Così, tramite il presidente del Fotoclub Padova, al quale mi sono aggregato, in maniera metodica ed organizzata mi sono preparato a questa mia prima visita a "Les Rencontres de la Photographie".

Qui vi metterò alcuni scatti ed alcune considerazioni



Già la prima mostra mi colpisce ed affascina, "La perfetta imperfezione", (una collettiva ... parliamone ... uno degli artisti è Joan Fontcuberta) un esempio a dir poco lampante sul concetto di fotografia d'arte. Spesso se ne discute in maniera anche fin troppo ampia. Ma il succo rimane che la fotografia artistica è il mezzo con cui un artista contemporaneo si esprime, cioè la fotografia diventa un mezzo, non l'origine, non viene da un "fotografo" e prioritariamente campeggia il concetto o ancor di più il progetto di comunicazione ed il suo relativo linguaggio. Per cui se vedi foto come queste e ti viene il classico "ma che che foto sono?" "non capisco.. ma che c...o di foto!", ecco, ... passa oltre che và bene ...



Don Mc Cullin, non ha bisogno di presentazioni, una bellissima antologia dei suoi più famosi lavori in una delle location centrali. Mostra bellissima, dove peraltro si ha l'occasione di vedere com'era Palmira, prima di venire distrutta dai talebani. Dai suoi primi lavori alle ultime riflessioni sui paesaggi. Qui un accostamento a Salgado viene ovvio, anche lui distrutto interiormente dalle visioni delle guerre torna a sublimare la bellezza della terra ... per cucire e guarire le sue cicatrici dell'anima ... come il fotografo brasiliano ... però con meno ... meno pubblicità.



Ad Arles ogni muro è buono per diventare una piccola esposizione, rimandi, appuntamenti, feste, vernici, di tutto... tanti giovani artisti non selezionati appendono le loro foto sui muri.. una maniera a basso budget per far vedere i propri lavori.



Uno dei punti di ritrovo principali della cittadina è la piazza Du Forum, dove tutti i ristorantini in queste settimane lavorano senza sosta. Un punto dove ti puoi ritrovare a mangiare a fianco di qualche celebrità del mondo fotografico che mangia la tua stessa paella. Lì si danno appuntamento tutti e nel caos generale la vita della cittadina diventa una specie di movida fotografica.



Oltre alle esposizioni ufficiali, un centinaio di altre location vengono adibite ad esposizioni. Così ti può capitare di entrare in un garage fino a poco tempo prima abbandonato, che invece ospita i giovani emergenti della fotografia europea. (sic! .... e che foto!)



Interessante lo Yakusima Photography Festival che porta i suoi migliori lavori ad Arles. In uno bello spazio le fotografie giapponesi emergono in tutto il loro minimalismo, e con la solita armonia insita dei loro paesaggi. Sperimentazione di alcuni, documentazione di altri. Anche le modalità di esporre diventano gioco visivo.





In una cittadina che mi ha sorpreso, per la mitezza del clima, e l'aspetto, un po fatiscente degli edifici, non poteva mancare un aspetto turistico che però, pare appassioni tantissimo i camarguesi. La "Course Camarguaise", una sorta di scontro con il toro, che (per fortuna) non viene ucciso ma solo affrontato da un gruppo di corridori che devono sfilare una marca dalle corna dell'animale, di corsa ... tenendo conto che l'animale spesso rincorre ferocemente chi gli si avvicina. E le incornate sono frequenti .... (... non rompete le balle al cavaliere nero!!)





Qualche aspetto serale degli incontri che si protraggono fino a tarda sera.



Les Ateliers, uno spazio enorme dove gran parte delle esposizioni si concentra. Un vecchia zona industriale riconvertita, bellissima, dove a fianco la grande archistar Frank Gehry, sta realizzando una zona di esposizione veramente futuristica.



La lettura dei portfoli avviene in varie parti della città. Centinaia di giovani si avvicendano per sottoporre ai "guru" i loro lavori. Ad ognuno sono concessi 20min, qualche settimana prima dell'apertura della manifestazione tutti i lettori erano "sold out" ... ma quanta fotografi ci sono?



Il Maestro Ferdinando Scianna ad Arles per una sua esposizione in una delle gallerie del centro.



A pochi chilometri da Arles, il mediterraneo lambisce Les Saintes Maries de la Mer ... un piccolo ma carinissimo paese, vale la pena trascorrere qualche ora.





Una delle mostre che più mi hanno colpito, quella di Eamonn Doyle "END". Grandi fotografie di gente e posti di Dublino, portano a ragionare su degli elementi di decadenza del genere umano. Un europa anziana, spenta, preoccupata, la parte giovane senza futuro, schiavizzata dai mass media. Un lavoro enorme e grandioso, in termini fisici proprio. Alcune foto erano grandi come i muri che circondavano lo spazio espositivo. Coinvolgente.

Esponevano inoltre, Michael Ackerman, Andres Serrano, Maurizio Cattelan & Pierpaolo Ferrari, William Klein, Yann Gross, Bernard Plossu, Sid Grossman, Ethan Levitas / Garry Winogrand e tantissimi altri. Le mostre rimarranno aperte fino al 25 settembre 2016. Qui il sito ufficiale. Les Rencontres

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Backstage - Icone Chiesa di San Giovanni Evangelista

date » 09-09-2016 18:45

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tags » backstage, capture one, capture pilot, hasselblad, phase one, chiesa, documentazione, fotografia, kiko, arguello,

11/01/2014

Lavoro di documentazione sulle icone della chiesa di San Giovanni Evangelista a Mestre in Via Rielta. La “Corona Misterica” è composta da 13 icone ampie più di due metri l’una e cinge i lati della chiesa in tutta la sua lunghezza. Opera di straordinaria composizione e densa di significati sacri ed allegorici. Il Lavoro è stato anche banco di test della nuova feature “Capture Pilot” inclusa in Capture One 7. Mi ha permesso di verificare in acquisizione tramite un iPad corredato della App in questione le inquadrature ed i fuochi sullo schermo retina del mini iPad. Risolvendo e verificando in corso d’opera i problemi di acquisizione che si sarebbero riscontrati solo dopo in sviluppo. Strumento molto utile e direi quasi indispensabile da ora in poi. Foto di Backstage Dora Vergombello.
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