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JOBS Forme e spazi del lavoro

date » 09-09-2022 16:30

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tags » JOBS, linea di confine, william guerrieri, fotografia, contemporanea, emilia romagna, lavoro, quodlibet, rubiera,



JOBS
Forme e spazi del lavoro

Un indagine interdisciplinare in Emilia Romagna
Quodlibet / Linea di Confine
A cura di Antonello Frongia, Stefano Munarin, Federico Zanfi
Testi di
Marta de Marchi,Cristiana Mattioli, Michela Pace, Stefano Saloriani
Foto di
Allegra Martin, Nicolò Panzeri, Andrea Simi, Andrea Pertoldeo




Ricevo in questi giorni, un libro di ricerca sugli ambienti/spazi lavorativi in Emilia Romagna a sulla manodopera che vi lavora.

Un analisi molto dettagliata frutto di un team di esperti che sulla base di un bando emesso dal Ministero della Cultura ed in specifico dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea per Strategia Fotografia 2020 hanno dato vita a questo volume e ad una esposizione (vedi qui) tenuta nella sede di Linea di Confine a Rubiera (MO) dal 29 ottobre 2021 al 19 dicembre 2021.

Esposizione che ha visto oltre ai lavori, sempre sul tema del lavoro e dei suoi spazi, di due grandi autori come William Guerrieri (con Bodies of work) e Michele Borzoni (con Workforces) gli esiti di un laboratorio a cui partecipavo assieme ad altri fotografi con un piccolo progetto personale su di un ente di formazione di manodopera specializzata nel distretto di produzione calzaturiero della Riviera del Brenta (PD) che si titola “Terrae Calcei” (puoi vederlo qui).

Ma torniamo alla pubblicazione.
All’interno due saggi mi sono sembrati importanti in quanto riportano delle riflessioni sull’indagine fotografica contemporanea.
Punti che specifico e tratto qui, in questo mio diario, per ragionarci e memorizzare dei concetti, a livello personale, o spunto di future discussoni, ma che non riassumono o sintetizzano la complessa opera editoriale, alla quale vi rimando e, sopratutto, della quale ve ne suggerisco l’acquisto.

Un punto che mi ha colpito nel testo di apertura di William Guerrieri (coordinatore dell’intero progetto) è quando ragiona, partendo dalle considerazioni filosofiche di Paolo Costantini, della fotografia “come luogo autonomo della ricerca e non della mera rappresentazione del reale […] (luogo) nel quale vanificare l’usuale contrapposizione della fotografia come espressione artistica o come documento
Affermazione che dunque apre il presupposto ad avere un approccio che viene definito di ambiguità costitutiva.
Cosa che mi pone molte domande in merito, belle ed interessanti, da sviluppare.
Ma qui, a parte l'opinione o la visione personale, o forse una considerazione da non vedere come assoluta, me nella quale è utile soffermarsi, è giusto che vi sia uno spazio della libertà interpretativa.
Inoltre se ne potrà continuare a parlare a voce, ancora, tra di noi alla prima occasione di incontro, poichè dibatutta qui potrebbe essere solo una visione unilaterale e potrebbe diventare un monologo di poco conto.


dal progetto "Terra Calcei" esposto a "JOBS Forme e spazi del lavoro" a Rubiera (MO)


Nello sviluppo del testo emerge comunque la necessità di questa ricerca, e quella di nuovi linguaggi.
Linguaggi che esplorino le potenzialità espressive e ne sfruttino l’ambiguità del media fotografico, per metterle a disposizione di approcci che verifichino, dunque (senza farsi ingannare) la “ leggerezza aggettivante dell’economia dell’immateriale” (cit. Aldo Bonomi).
Altro punto che mi ha fatto riflettere anche sui presupposti delle ”ricognizioni sui territori” alle quali stiamo dedicando molta della nostra attenzione.

Ho trovato altresì interessante il saggio di Stefano Munarin e Federico Zanfi, in un punto, quando nel paragrafo “Cosa vediamo, come guardiamo”, viene sviluppato il tema dello sguardo sui territori e dei cambiamenti in atto nei luoghi del lavoro. In un punto specifico viene messo in evidenza quanto nei decenni passati, i cambiamenti si palesavano in maniera evidente e diretta tramite l’addizione di nuovi manufatti edilizi, mentre ora per capirne la metamorfosi ed i nuovi sviluppi, bisogna, forzatamente, entrare al loro interno per capirne i nuovi e modificati spazi e le loro nuove destinazioni d’uso.

Punti che mi hanno fatto riflettere ed aprire ulteriori considerazioni, anche se potrebbe essere quasi scontato o dato già per acquisito, direte voi, ma risulta utile per considerare o rivedere l'approccio, che necessita, dunque, sempre di più un analisi "interna", non limitata agli spazi o agli aspetti esteriori, che spesso prediligiamo o che rendiamo unico punto di vista di un indagine.


dal progetto "Terra Calcei" esposto a "JOBS Forme e spazi del lavoro" a Rubiera (MO)

Assieme al lavoro fotografico di alcuni valenti fotografi, rinomati nella scena della fotografia nazionale come Allegra Martin, Nicolò Panzeri, Andrea Simi, Andrea Pertoldeo il volume si sviluppa in maniera intensa e deve essere letto con attenzione e dedizione.
Occasione di valutare ed approfondire i temi di questo tipo di fotografia nei quali ci si era addentrati in occasione dell'incontro con William Guerrieri allo "Sguardo e l'ombelico" al Candiani il 9 di ottobre del 2021 (qui il video).

Buona lettura.



Tutti i testi e le foto sono protette da copyright.
E' vietato ogni utilizzo o riproduzione anche parziale non espressamente autorizzato dall'autore.
Giovanni Cecchinato Fotografo - All rights reserved - © 2022


Lo sguardo e l'ombelico V ediz. 2021

Lo sguardo e l'ombelico V ediz. 2021

5^ edizione 2020
Tornare a ri-vedere


Centro Culturale Candiani - Mestre





“Affinché ogni modernità sia degna di diventare antichità, è necessario che la bellezza misteriosa che la vita umana vi mette involontariamente ne sia estratta”. C. Baudelaire ( da “Il pittore della vita moderna”)

Così cominciavo la presentazione della 4^ edizione della nostra manifestazione di incontri sulla fotografia, nei primi mesi del 2020.
Quello che non pensavamo accadesse, la perdita della socialità, la paralisi economica, un lockdown, è avvenuto.
Il tutto a causa di un evento pandemico di portata mondiale che tutti , purtroppo, conosciamo.
E ci siamo fermati.
In questo momento di timida ripresa, in una società in risveglio ma con molti timori e nuove problematiche sociale attive, questa manifestazione, prova a riprendere le fila del discorso iniziato nel 2020 e ci ridà una speranza di ritrovo per parlare di fotografia e della sua cultura, tema che ci è molto caro.
A quasi due anni di distanza (pochi mesi ci mancherebbero), riproviamo a ritrovarci e a dialogare con i grandi interpreti della fotografia italiana contemporanea.
Il tema degli incontri sarà collegato agli intenti della quarta edizione, dunque continuato e ripreso.
Nell'immagine di presentazione (gentilmente concessa da Anna di Prospero) ci ritroviamo tutto il senso di questo tempo.
Con gli occhi coperti e speranzosi di vedere qualsiasi forma di bellezza ci sia stata (temporaneamente) nascosta, pronti a rivedere dopo un attesa.
Poco importa che non abbiamo potuto vedere attorno a noi e godere del mondo per qualche lasso di tempo.
Adesso è il momento di riaprire lo sguardo e di nutrirci di quello che di bello e formativo la fotografia può regalarci.
Vi aspetto al Centro Culturale Candiani.

G. Cecchinato

9 Ottobre 2021 - William Guerrieri - Ore 17:30 - Corpi e macchine al lavoro - introduce Dionisio Gavagnin
16 ottobre 2021 - Gianantonio Battistella - Ore 17:30 - Il volo del falchetto - introduce Stefano Munarin
30 Ottobre 2021 - Paolo Ranzani - Ore 17:30 - Professione Fotografo - introduce Giovanni Cecchinato
13 Novembre 2021 - Anna Di Prospero - Ore 17:30 - La ricerca dell'io negli spazi che abitiamo - introduce Monica Mazzolini
20 novembre 2021 - Marco Introini - Ore 17:30 - Dal disegno alla fotografia - introduce Christian Mattarollo


Sponsor della manifestazione Photomarket Video



09/10/21 ore 17:30
William Guerrieri - Corpi e macchine al lavoro
Introduce l’incontro Dionisio Gavagnin


William Guerrieri (1952, Reggio Emilia). Vive a Modena. Fotografo e curatore è stato ideatore con Paolo Costantini e Guido Guidi del progetto d’indagine territoriale Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea con sede a Rubiera, Reggio Emilia, di cui è attualmente coordinatore.
Ha curato per Linea di Confine numerose mostre e pubblicazioni fra le quali Via Emilia. Fotografie, luoghi e non luoghi 1 e 2, (Linea di Confine 1999/2000); la mostra e la pubblicazione Luoghi come paesaggi. Fotografia e committenza pubblica in Europa negli anni Novanta, (Linea di Confune, 2000). Ha inoltre curato con T. Serena, l’indagine in progress e la collana “Linea veloce Bologna-Milano” (Linea di Confine, Rubiera, 2003/2010), con F. Fabiani la mostra al MAXXI di Roma, TAV. Bologna - Milano, 2013; con A. Frongia la mostra tenuta all’Ospitale di Rubiera e la pubblicazione Red Desert Now! L’eredità di Antonioni nella fotografia italiana contemporanea, (Linea di Confine, 2017).
Ha pubblicato i saggi Photography Observation as Awareness of Place, in Photographic observation a tool for landscape policies (Ministere de l’Ecologie, de l’Energie, du Developpement durable, 2009); Attualità del documentario in Luogo e identità nella fotografia italiana contemporanea, a cura di R. Valtorta (Einaudi, 2013); Commissionig, photograpy and the crisis of territorial political rapresentation, in European photography commissions and the landscape, a cura di F. Gierstberg (ICO-Fundation, 2019).
Come fotografo ha pubblicato le monografie Oggi nessun può dirsi neutrale (Ar/Ge Kunst Edizioni, Bolzano, 1998); Zona 16 (Open Space, Milano, 1999); Where It was (Linea di Confine, 2006); Il Villaggio (Linea di Confine, 2009), The Dairy. Images for the italian countryside (Linea di Confine/ Koenig Books, 2015), New Lands (Linea di Confine, 2017), Bodies of work (Linea di Confine, 2018).




26/10/21 ore 17:30
Gianantonio Battistella - Il volo del falchetto
Introduce l’incontro Stefano Munarin


Treviso 1957, architetto, si dedica particolarmente a ricerche e studi sulla rappresentazione dell’architettura, del paesaggio e sulla sperimentazione del linguaggio fotografico.
Docente titolare di Linguaggi e Tecnica della Fotografia al Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Multimediali dell’Università di Udine dal 1998 al 2008 e collaboratore del prof. Italo Zannier presso l’Istituto Universitario dell’Architettura di Venezia nel corso di Storia e tecnica della fotografia e presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nel corso di Storia della fotografia dal 1983 al 1998.
Ha collaborato con il Dipartimento di Storia dell’Architettura del I.U.A.V., a numerose ricerche sulla fotografia italiana del XIX sec., fra le quali: Gli archivi fotografici come memoria dell’architettura eseguendo delle verifiche a campione delle vedute storiche definite Il processo del rifotografare; Gli archivi fotografici della Bibliotèque Nationale di Parigi e di altre biblioteche pubbliche, relativamente alla fotografia veneta del 19° sec.
Direttore Scientifico dell’Archivio Storico Fotografico della Provincia di Treviso (FAST) per il riordino dell’archiviazione e catalogazione dei materiali fotografici storici e contemporanei (2003 – 2004).
Dal 1991 al 2004 collabora con il “Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia” di Spilimbergo, prima come docente nei corsi “Cultura della Fotografia” e poi come Direttore Scientifico dei corsi F.S.E. di “Operatore culturale in fotografia e risorse elettroniche”.
Nel 2014 ha organizzato e tenuto, presso il C.R.A.F. di Spilimbergo, il corso “Progetto e Fotografia - contributo all’uso consapevole dell’immagine fotografica nella prassi professionale” per la Formazione Professionale Continua (15 cfp) dell’Ordine degli Ingegneri e Architetti della Provincia di Pordenone.
Ha portato a termine nel 2013, una lunga collaborazione con l’Archivio Storico della Procuratoria di San Marco di Venezia per la riorganizzazione del Fondo Fotografico Ongania sulla Basilica di San Marco.
Nel 2019, sempre su incarico della Procuratoria di San Marco, ha portato a termine il riordino, la digitalizzazione e restauro digitale dell’archivio fotografico storico dei restauri della Basilica di San Marco, costituito da oltre 4300 negativi in vetro databili dalla fine dell’800 ai primi decenni del ‘900.
Dal 2004 al 2006 ha collaborato con il Centro Internazionale Studi Architettura Andrea Palladio di Vicenza nell’ambito del progetto Fototeca Carlo Scarpa con la realizzazione di una campagna fotografica sulle architetture scarpiane e, successivamente, realizza nel 2013, la campagna fotografica per il volume
L’immagine del Veneto – Un progetto di documentazione delle eccellenze architettoniche della regione del Palladio – L’età romana e tardoantica.
Nel 2015 ha realizzato la rassegna Fotografia e Contemporaneità, nel programma di Friuli Venezia Giulia Fotografia 2015, in qualità di curatore della mostra e del catalogo e nel 2016-2017 cura il programma delle mostre sulla fotografia contemporanea alla Galleria SP3 di Treviso.
Ha partecipato a numerosi progetti di rilievo fotografico del territorio pubblicando i suoi lavori in numerosi libri, cataloghi e riviste, fra i quali: Enciclopedia di urbanistica, Franco Angeli, Milano 1984; Disegni e Industria della Marca (a cura di M. Brusatin) S.I.T., Treviso 1985; G. Cristinelli, Cannaregio, Officina, Roma 1987; Città murate del Veneto (a cura di S. Bortolami), Pizzi, Milano 1988; Documenti di architettura rurale della Marca Trevigiana, Acelum, Asolo 1989; Il paesaggio costruito della Valsana (a cura di M. Brusatin), Acelum, Asolo 1989; I. Zannier, Architettura e fotografia, Laterza, Bari 1991; Fotologia, Alinari, Firenze (dal 1985 al 2003); Coltelli a Maniago, un racconto per immagini, Città di Maniago, Maniago 2006; Carlo Scarpa: Atlante delle architetture, Marsilio-Regione Veneto, Venezia 2006; Il furore delle immagini, Marsilio, Venezia 2010; Storia dell'architettura nel Veneto. L’età romana e tardoantica, Marsilio-Regione Veneto, Venezia 2013.
Ha partecipato a numerose rassegne di fotografia e arte contemporanea, fra le quali: La sperimentazione fotografica in Italia 1930-80 (1983), Viaggio in Italia (1984), L’insistenza dello sguardo-Fotografie italiane 1839-1989 (1989), Archivio dello Spazio (1991-93-96), Carlo Scarpa nella fotografia (2004); Biennale di Venezia, Padiglione Italia (2011 e 2013).
Sue fotografie sono conservate in collezioni pubbliche e private, nazionali ed internazionali fra le quali: Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia (Spilimbergo, UD); Museo della Fotografia Contemporanea (Milano), Canadian Centre for Architecture (CCA), Montreal.
Nel 1993 gli viene conferito il premio Color Photography Awards al Photographic Resource Center, Boston University. Nel 1996 gli viene conferito il premio Friuli- Venezia Giulia Fotografia.
Alcune sue fotografie sono state esposte al Metropolitan Museum of Art di New York a corollario della mostra Venetian Glass by Carlo Scarpa (nov. 2013 - mar. 2014).




30/10/21 ore 17:30
Paolo Ranzani - Professione Fotografo


Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell'Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la RM Moda e design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005), “Go 4 it/ Universiadi 2007”.
Ha curato l'immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante ...
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d'Artista” a Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005), “Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Scrive di fotografia per vari magazine in collaborazione fissa per CineSudFotoMagazine “Ap/Punti di vista” e “Storie di Fotografia”




13/11/21 ore 17:30
Anna Di Prospero - Una ricerca dell’io negli spazi che abitiamo
Introduce Monica Mazzolini


Anna di Prospero nasce a Roma nel 1987.

Ha studiato fotografia presso l’Istituto Europeo di Design a Roma e presso la School of Visual Arts di New York.

La sua ricerca fotografica si caratterizza per il segno introspettivo con cui esplora la quotidianità e il rapporto tra uomo e spazio. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e Stati Uniti, tra cui Les Rencontres D’Arles, Month of Photography Los Angeles, La Triennale di Milano e il Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Tra i suoi riconoscimenti il Sony World Photography nella categoria Portraiture, il People Photographer of the Year degli International Photography Awards e il Discovery of the Year dei Lucie Awards 2011.




20/11/21 ore 17:30
Marco Introini - Dal disegno alla fotografia
Introduce Christian Mattarollo


Laureato in architettura presso il Politecnico di Milano.
Fotografo documentarista di paesaggio e architettura, è docente di Tecniche della rappresentazione dello spazio presso il Politecnico di Milano e di Fotografia dell’architettura presso la scuola di fotografia Bauer. Inserito nei venti fotografi di architettura protagonisti degli ultimi dieci anni da Letizia Gagliardi in La Misura dello Spazio (Contrasto 2010). Nel 2015 ha documentato l’architettura dal dopoguerra ad oggi in Lombardia per la Regione e MIBACT, viene invitato da OIGO (Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere) alla campagna fotografica sulla Calabria, The Third Island. Il progetto Milano Illuminista, viene selezionato dal Fondo Malerba per la Fotografia. Nel 2016 ha esposto Ritratti di Monumenti al Museo d’Arte Moderna MAGA; partecipa alla XXI Triennale con Warm Modernity_Indian Paradigm (curato da Maddalena d’Alfonso) che, con omonimo libro, ha vinto il RedDot Award 2016. Nel 2018 è stato impegnato nei progetti: Mantova, architetture dal XII secolo al XX secolo (Politecnico di Milano);Ormea: segni del paesaggio per il progetto Nasagonado Art Project, e con Francesco Radino Gli scali ferroviari di Milano per la Fondazione AEM. Nel 2019 è stato invitato alla residenza d’artista Bocs Art Cosenza e nello stesso anno è stato invitato ha realizzare un progetto fotografico sulle Repubbliche marinare per la biennale di Architettura di Pisa curata da Alfonso Femia.
Le sue opere sono conservate alla Fondazione MAXXI, CSAC, Museo MAGA, Fondazione AEM.





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Identificazione di un paesaggio

Identificazione di un paesaggio
Venezia - Marghera
Fotografia e trasformazioni nella città contemporanea
Un ragionamento sull’importanza della “New Topography” nel territorio Veneto.






Paesaggio - Porzione di territorio considerata dal punto di vista prospettico o descrittivo, per lo più con un senso affettivo cui può più o meno associarsi anche un esigenza di ordine artistico ed estetico (1)


Un tema a cui mi sento particolarmente legato, fotograficamente, è quello della descrizione e della mutazione dei paesaggi contemporanei tramite quello stile che normalmente, tra gli addetti, è definito come “New Topography”.
Un tema ed un metodo importante sopratutto nel caso della nostra regione, il Veneto.
Nella descrizione lessicale del termine paesaggio, che ha trovato non poche difficoltà ad essere inclusa nei dizionari (se ne riconosce il termine alla fine del ‘700 nella lingua francese, poi, solo dopo molto tempo, a mano a mano ha preso corpo anche in altri idiomi) deve essere sottintesa anche la sua rappresentazione più ampia che è quella di “territorio”, per la quale invece, non ci sono dubbi, rappresenti un termine molto diffuso fin dall’antichità poiché legato alla definizione precisa di confini, possedimenti, proprietà.

In fotografia il paesaggio è un soggetto molto indagato. Proprio per questa sua peculiarità può assumere un aspetto molto soggettivo, in virtù del fatto che si adatta all’occhio di chi lo guarda.

Lo sapeva benissimo il rimpianto Paolo Costantini, curatore di mostre iconiche, rimaste nella mente di molti appassionati di fotografia. Egli aveva ben presente l’importanza del paesaggio veneto quando negli anni 2000 ideò, creò, organizzò, un esposizione che diventò una pietra miliare nella difficile e controversa indagine che è quella sul tessuto produttivo nel polo industriale di Marghera.

Egli riunì un gruppo di fotografi, che senza sorta di errore in merito, rappresentavano la crema della “New topography” mondiale.
Fotografi nei quali si riconoscevano le tensioni di un modo di intendere la fotografia che rifiutava di fare solo proposte formali od ornamentali (2) .
Fotografi del calibro di L. Baltz, F. Golke, J. Gossage. A. Hutte, S. Shore (solo per citarne alcuni) che potevano rappresentare al meglio l’inquietudine di una fotografia che rifletteva su di sé stessa, non trovandosi in pace con l’ambiente che esplora.
In questa esposizione, storica, di cui il catalogo (in foto) rappresenta una sorta di manuale esemplificativo di quella che possiamo dire una “fotografia di paesaggio” alla quale aggiungerei “moderno, contemporaneo ed industriale” è fonte di continuo ripensamento e confronto per me.
Uno dei molti scrigni dove contenere i saperi e sul quale confrontarsi quando si tratta di parlare del paesaggio Veneto, di cui Marghera con la sue industrie rappresenta uno spaccato molto importante.

Lo so che, normalmente, il rimando alla mostra di Rochester del 1975 “New Topographics: Photographs of a Man-altered Landscape” è un po’ il “Sacro Graal” di questo tipo di attenzione verso i cambiamenti del paesaggio contemporaneo (ricordando che a suo tempo, l’esposizione fu ampiamente ed aspramente criticata). Ma nonostante la sua iconicità, alla quale seguirà anche qui in Italia un altro progetto molto importante come quello di Luigi Ghirri “Viaggio in Italia”, la mostra “Identificazione di un paesaggio” è, a mio parere, importantissima poiché si rivolge a questa parte di territorio Veneto che abitualmente guardiamo con sufficienza e del quale viviamo quotidianamente le forme, non occupandoci più delle sue problematiche insite.

Infatti all’interno del catalogo, in un lungo saggio, Paolo Costantini ci rimanda a dei suoi ragionamenti relativi al lascito di quest’esposizione che, adesso, a 20 anni di distanza possiamo considerare anticipatori di “una frattura storica” (3) della fotografia con le problematiche del paesaggio moderno.

All’interno del catalogo troviamo le analisi fotografiche che Lewis Baltz, John Davies, Jean Louis Garnell, John Gossage, Frank Gohlke, Anthony Hernandez, Axel Hutte, Geoffrey James, Richard Pare, Toshio Shibata, Stephen Shore, fecero nel distretto industriale di Marghera.
Ognuno con il proprio occhio, ognuno alla ricerca del proprio paesaggio.
Indagini molto differenti tra di loro, che portano alla luce paesaggi soggettivi che di colpo diventano tematiche "in sospeso" assieme alle responsabilità irrisolte dei poteri economici e politici.
Ognuno di loro aveva assunto l’intento di portare alla luce l’inquietudine e le dissonanze di un distretto che già 20 anni fa' cedeva il passo al cambio dei tempi e lentamente moriva, lasciando dietro di sé, problematiche relative a bonifiche ed abbandoni, fatiscenze e degrado, necessità di riconversione.

Ecco che al centro del ragionamento, la fotografia, quella parte di fotografia che (ereditando il nome dalla mostra americana del ’75) definiamo come “New Topography”, ci aiuta e diventa “utile”. Utile a ricordare, utile ad analizzare, utile a produrre delle domande ed a trovare (se possibile, se ne esistono delle volontà) delle soluzioni, oppure diventare, se non si sono verificate le condizioni precedenti, almeno (o forse sopratutto) un “documento”.

Tutto questo enorme progetto di esame, sul quale mi ritrovo a ritornare periodicamente, non solo indica un metodo culturale, metaforico e sociale, necessario di una rilettura continua nel tempo, ma anche un parametro di base per i fotografi che affrontano il tema del paesaggio.
Ultima considerazione è quella sull’importanza del mezzo fotografico e della necessaria cultura che lo dovrebbe sostenere, permettendo cosi alla effimera definizione che di solito facciamo della “fotografia”, in generale collegata alle parola “emozione”, di essere sostituita ad un significato di “sostanza” e di “utilità” anche per chi in futuro si rivolgerà ad essa.
Fortunatamente, oggi, riusciamo ad identificare la bontà di quei presupposti e possiamo dire che la fotografia può essere un media che fornisce strumenti per capire le modificazioni dei territori e dei paesaggi, siano essi quelli “interiori” o quelli esterni, dunque appartenenti a tutti noi, in cui tutti dobbiamo sentirci direttamente corresponsabili della loro trasformazione sia in meglio che in peggio. Si potrebbe dire in conclusione che in questo approccio alla fotografia “l’estetica deve essere , in qualche modo, sottomessa alla dimensione morale” (cit. Vincenzo Castella) (4).



(1) Dionisio Gavagnin - Fini & Confini - Dal Paesaggio al Territorio, dal Catalogo dell’omonima mostra al MuPa di Torre d Mosto (VE)
(2) Identificazione di un paesaggio - Paolo Costantini p.12 - Ed. Silvana editoriale
(3) Identificazione di un paesaggio - Paolo Costantini p.14 - Ed. Silvana editoriale
(4) Roberta Valtorta - In cerca dei luoghi (non si trattava solo di paesaggio) - saggio della stessa in Luogo ed identità nella fotografia italiana contemporanea - p.76 - Ed. Einaudi




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Isozero Lab - Fotografia a due tempi

date » 26-07-2020

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tags » Isozero, Efrem Raimondi, Silvana, Editoriale, Lab, Fotografia, Giovanni Cecchinato, Rimini, Venezia, Libro,

Isozero Lab - Fotografia a due tempi




Rientro da Rimini, è stato un we che mi ha regalato delle belle gioie.
Ci siamo ritrovati (quasi) tutti assieme.
E abbiamo visto, finalmente su carta, il libro che contiene tutti i nostri lavori.
E ci ha fatto felici, tutti.

Isozero Lab è stato un percorso in cui, prima di tutto, si è creato un gruppo con degli obiettivi precisi.
Un gruppo di persone che hanno avuto maniera di far crescere delle relazioni positive e produrre dei lavori degni di nota.
Un gruppo di persone che si è messo in gioco.
Un gruppo di persone che sotto un egida autorevole è riuscito a produrre un risultato fuori dal comune.
Un libro fotografico unico nel suo genere.
Che riunisce 28 sguardi diversi, unendoli in unica pubblicazione, con un minimo comune denominatore, lo stesso linguaggio.

Ecco perché è stato voluto anche da un “Editore” con la E maiuscola.
Perché è frutto di un gran lavoro di Efrem Raimondi con questi 28 sguardi, tra i quali mi ci annovero.
Torno a casa contento di aver rivisto degli amici, e avere in mano il risultato finale di quasi due anni di lavoro.
Un bellissimo percorso di formazione.
Altro che workshop.
Forse più un “Master”.

Ora un tassello si aggiunge. Per tutti noi.
Ma mi fa contento che anche Efrem ne gioisca e ne ne sia orgoglioso.


foto di Lubomira Bajcarova

Grazie ai compagni di viaggio,  Romina Zago, Nicola Petrara, Angelo Lucini, Mariangela Loffredo, Laura Albano, Lorena Ravelli, Nicole Marnati, Simone Luchetti, Gabriella Sartori, Donata Magnini, Carla Mondino, Alda Gazzoni, Tiziana Nanni, Elisa Biagi, Lubomira Bajcarova, Mauro Bastelli, Andrea Moretti, Maurizio Callegarin, Adolfo Massazza, Iara Di Stefano, Luca Tabarrini, Alessandro Inches, Luisa Raimondi, Nicola Tito, Paolo Nava, Sophie-Anne Herin, Esther Amrein autrice della foto di copertina.

PS. un grazie anche a Carla Mondino che con Efrem ha impaginato tutti questi lavori con maestria.

Qui trovate il libro presso il sito dell'editore

Oppure potete richiederlo direttamente a me qui

Qui l’articolo sul blog di Efrem Raimondi



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